Il futuro dimenticato: al Museo della Storia di Bologna una applicazione di realtà virtuale

Il futuro dimenticato: al Museo della Storia di Bologna una applicazione di realtà virtuale

Il futuro è una dimensione da immaginare e progettare nel presente, tenendo conto del passato: una dimensione che a volte può diventare poco visibile e poco pensata, trascurata quando non dimenticata. Nasce per raccontare la città di Bologna e il suo progetto di futuro, le sue aspirazioni, le visioni dell’avvenire “Il futuro dimenticato”, la nuova sala di Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna che ospita l’applicazione di realtà virtuale ideata da Fabio Roversi Monaco e da Marco Roccetti, professore ordinario di Informatica presso l’Alma Mater Studiorum e progettata da Loop e WhatWeare. Tramite l’utilizzo di visori, gli utenti del Museo avranno accesso ad un “volo” all’interno di un ambiente stilizzato e completamente ricostruito in 3D: una Bologna poetica, che riflette su se stessa e sul modo in cui nel corso del tempo ha immaginato e realizzato il proprio futuro.

Il primo percorso, “Il futuro realizzato” (cui se ne affiancherà un altro nel corso del 2020, con probabili ulteriori successivi sviluppi), mostra tre progetti emblematici realizzati a Bologna negli ultimi decenni, a partire dalla ricostruzione post bellica della città: a cominciare dalle Torri di Kenzo Tange del Fiera District, parte di un avveniristico progetto di sviluppo urbano, ambizioso ed organico, che non venne compiutamente realizzato. E ancora la Manifattura delle Arti, il distretto culturale progettato dall’Università e dal Comune in collaborazione con l’architetto Aldo Rossi nella zona del vecchio porto sul Canale Navile, che oggi ospita la sede del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università, la sede della Cineteca, il MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna, il Cassero, e numerose altre associazioni e circoli culturali. Infine il quartiere Pilastro, primo grande progetto di edilizia popolare in periferia a seguito della grande crescita demografica degli anni ’50 e ’60 e dell’immigrazione. Inaugurato ufficialmente nel 1966 e ampliato poi dieci anni più tardi con la costruzione del “Virgolone”, il Pilastro racconta la visione e la volontà della città di integrare, spesso faticosamente, ceti popolari e immigrati nel tessuto cittadino.

“Il futuro è figlio delle decisioni e delle scelte compiute nel passato. – spiega Roversi Monaco – Questo progetto dimostra che il ruolo di un Museo non sia solo quello di raccogliere in forma statica testimonianze del passato, ma pure quello di testimoniare un movimento, la cui onda d’urto continua ad agire nel presente e nel futuro, svelando volontà, direzioni e ambizioni di una intera comunità, il suo modo di rappresentare se stessa nel tempo, più o meno coerentemente. La selezione che proponiamo è ovviamente limitata e arbitraria: si sarebbero potuti scegliere altri progetti, ma questi ci sono sembrati i più adatti per capire il rapporto fra passato, presente e futuro e il modo in cui la città ha cercato di immaginarsi e prepararsi al proprio avvenire. Per questo ho cercato a lungo un oggetto che racconta un momento davvero importante nello sviluppo della città, che ora sono felice di ospitare al Museo della Storia di Bologna”.

Al primo piano del museo, in uno spazio adiacente la nuova sala, Palazzo Pepoli ospita ora infatti ‘Bologna 1984′: il grande plastico originale del quartiere fieristico di Kenzo Tange, ceduto in comodato dalla Regione a Genus Bononiae.

Un pezzo di storia cruciale della città: alla fine degli anni ‘60 il Comune di Bologna chiese all’architetto urbanista Kenzo Tange, uno tra i più importanti protagonisti dell’architettura del XX secolo, la predisposizione di un ambizioso piano di sviluppo verso nord. Il “Piano Tange” immaginava un’espansione moderna nel rispetto di un impianto ancora medievale, collocando Bologna tra le esperienze urbanistiche più innovative a livello internazionale. L’architetto realizzò tre plastici: due erano la riproduzione del centro storico di Bologna, il terzo era “Bologna 1984”. Nel progetto, presentato al sindaco Guido Fanti e al Consiglio comunale il 27 febbraio 1970, il centro direzionale è disegnato come una grande “U” (Circus), che scavalca la tangenziale e connette la nuova espansione al centro storico mediante un asse veloce. Presso questo asse è previsto il quartiere fieristico.
Il Fiera District, inserito nella Variante al Piano Regolatore del 1973, sarà inspiegabilmente l’unica parte del piano di Tange effettivamente edificata.
Il complesso edilizio è caratterizzato da alte “torri” (oggi sedi della Regione Emilia-Romagna, la Lega Coop e altri enti), disposte attorno ad una piazza principale, al cui centro spicca la monumentale scultura di Isamu Noguchi (1904 – 1988).

Il futuro dimenticato: al Museo della Storia di Bologna una applicazione di realtà virtuale