Aforismi e citazioni: Mario Rigoni Stern

Aforismi e citazioni: Mario Rigoni Stern

Mario Rigoni Stern (Asiago, 1º novembre 1921 – Asiago, 16 giugno 2008) è stato un militare e scrittore italiano.
Il suo romanzo più noto è Il sergente nella neve (1953), un’autobiografia della ritirata di Russia. Legatissimo alla sua terra, l’altopiano di Asiago, era il discendente dell’ultimo cancelliere della federazione dei Sette Comuni. Primo Levi lo definì “uno dei più grandi scrittori italiani”.

Ce ne fossero tanti, oggi, di scrittori e uomini come lui! Ricordo di averlo incontrato un giorno lontano – anni Sessanta – a un dibattito televisivo dove si parlava di animali e natura. Naturalmente venni considerato un “nemico degli animali e della natura” perché cacciatore e tutti mi furono contro. Solo Fabio Tombari venne a sedersi vicino a me, dalla mia parte. Gli ricordai che di lui avevo letto, in prigionia e chissà come capitati nel lager, due libri: Tutta Frusaglia e Il libro degli animali. Fummo subito amici. Caro, vecchio Fabio!
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[Sul caso K2] Come la gran parte degli italiani non avevo ancora la televisione e fu dalla radio, la mia prima fonte di informazioni, che seppi di Compagnoni e Lacedelli. Fui felicissimo, anche se dopo aver girato l’Europa scossa dalla guerra come soldato e come prigioniero il mio nazionalismo poteva dirsi affievolito. Era una bella impresa e tanto mi bastava. Tuttavia, ripensandoci, una punta di orgoglio nazionalista era emersa in me. Finalmente gli italiani tornavano a farsi sentire! Poi ho seguito sui giornali l’altalena delle polemiche fino al recente documento dei tre saggi voluto dal CAI, e sono sinceramente contento che Bonatti abbia ottenuto quanto da tempo andava chiedendo.
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Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.
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Era il 1929 o il 1927? Anch’io ricordavo quella gara, anche se per la mia giovane età non l’avevo fatta. Una gara a squadre, faticosa per dislivelli, riservata ai valligiani delle Alpi. Molto povere e rozze erano le attrezzature, poveri i concorrenti, poveri i premi, ma tanto l’entusiasmo per il campanile della valle che si rappresentava. Oggi una gara così, povera e faticosa, sarebbe irripetibile.
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La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare perché le cose che si dimenticano possono ritornare: è il testamento che ci ha lasciato Primo Levi.
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La neve ti mette tanta malinconia. Io ricordo quando sono nella mia stanza o a casa mia e vedo nevicare, la prima neve d’autunno, è una valanga di ricordi che ti preme il cuore.
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Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno si faranno trasportare su una slitta trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo.
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Non ho mai ucciso per uccidere. Ho ucciso per tornare a casa, e per salvare i miei compagni.
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Sergej Esenin, il poeta arcangelo-contadino che passò attraverso il bene e il male dell’esistenza per lasciarci un dolce messaggio.
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Un giorno ricevetti una lettera da San Pietroburgo (allora si chiamava Leningrado): di un uomo che, avendo letto il mio libro tradotto in russo, mi scriveva: “so chi mi ha sparato la notte del 26 gennaio. Quando gli Alpini ruppero l’accerchiamento a Nikolajewka. In quella notte ci siamo sparati, ma per fortuna siamo tutti e due vivi”.

Mario Rigoni Stern. (2021, giugno 21). Wikiquote, Aforismi e citazioni in libertà. Estratto il 17:13, novembre 14, 2021 da https://it.wikiquote.org/w/index.php?title=Mario_Rigoni_Stern&oldid=1152159.